La catena alberghiera spagnola Meliá Hotels International celebra il suo 35° anniversario a Cuba, evidenziando la sua collaborazione con le autorità del regime e con la popolazione locale.
Tuttavia, questa celebrazione è offuscata da critiche che evidenziano l'opacità della sua associazione con il regime cubano, l'uso di manodopera mal retribuita e sospetti di corruzione.

La inaugurazione dell'hotel Sol Palmeras a Varadero il 10 maggio 1990, con la presenza del dittatore Fidel Castro, segnò l'inizio della partecipazione di Meliá nell'industria turistica cubana.
Questo evento ha simboleggiato l'apertura del paese agli investimenti stranieri nel settore turistico, in un momento in cui l'economia cubana affrontava il cosiddetto “periodo speciale”, un'epoca di crisi segnata da sfide significative provocate dalla caduta del “campo socialista” e dalla fine dei sussidi dell'Unione Sovietica.
Desde allora, Meliá ha continuato ad ampliare la sua presenza sull'isola, gestendo numerosi hotel sotto contratti di gestione con lo Stato cubano. Questi accordi sono stati oggetto di critiche a causa della mancanza di trasparenza e delle condizioni lavorative imposte ai lavoratori cubani.
I dipendenti ricevono salari in pesos cubani, mentre Meliá paga allo Stato in dollari per i suoi servizi, il che ha generato denunce di sfruttamento lavorativo e arricchimento indebito da parte delle autorità.
Inoltre, l'alleanza tra Meliá e il regime cubano è stata messa in discussione dalla società civile cubana per la sua possibile implicazione in pratiche corrotte. La mancanza di informazioni chiare sui termini dei contratti e sulla distribuzione dei benefici ha alimentato sospetti sull'integrità di queste operazioni.
Nonostante queste controversie, Meliá continua a promuovere il suo impegno per lo sviluppo del turismo a Cuba, un settore in mano al Gruppo di Amministrazione Aziendale S.A. (GAESA), sotto il controllo dell'élite militare e burocratica del regime.
Durante la Fiera Internazionale del Turismo (FITCuba) 2025 che si svolge in questi giorni, il presidente della catena, Gabriel Escarrer Juliá, ha espresso la sua fiducia nel futuro dell'industria turistica cubana e ha ribadito l'intenzione di Meliá di continuare a investire nel paese.
Tuttavia, questa visione ottimista contrasta con la realtà economica di Cuba. Il paese affronta una delle peggiori crisi economiche della sua storia recente, con una significativa diminuzione nel numero di turisti e un'infrastruttura di base in deterioramento. Nonostante ciò, il governo continua a dare priorità agli investimenti nel settore alberghiero, a discapito di aree essenziali come la salute, l'istruzione e l'alimentazione.
Economisti e analisti mettono in discussione questa strategia, sostenendo che l'approccio al turismo non ha dimostrato di essere efficace nella ripresa economica post-pandemia. Inoltre, sottolineano che l'insistenza nel costruire hotel di lusso mentre la popolazione affronta interruzioni di corrente, scarsità di cibo e il collasso dei servizi essenziali, riflette una disconnessione tra le politiche governative e le reali esigenze del popolo cubano.
In questo contesto, la celebrazione di Meliá per i suoi 35 anni a Cuba mette in evidenza le tensioni tra gli interessi imprenditoriali e le condizioni socioeconomiche del paese. Mentre la catena alberghiera sottolinea il suo ruolo nello sviluppo del turismo cubano, le critiche riguardo alla sua alleanza con il regime e le condizioni lavorative dei suoi dipendenti sollevano interrogativi sull'etica e la sostenibilità della sua presenza nell'isola.
La situazione attuale invita a una riflessione profonda sul modello di sviluppo turistico a Cuba e sul ruolo delle aziende straniere in un contesto caratterizzato dalla mancanza di trasparenza, dallo sfruttamento del lavoro e dalla crisi economica.
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